Luca Barisonzi. Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa.

La sua storia è lì ad insegnare cosa significhino davvero parole come coraggio, fratellanza, onore, spirito di servizio.
Luca Barisonzi

“Mica sono le stelle a farlo
E i Santi men che meno
Te lo fai tu il destino
E se non potrai correre
E nemmeno camminare
Ti insegnerò a volare
Ti insegnerò a volare”

Ti insegnerò a volare – Roberto Vecchioni

E Luca Barisonzi, ha imparato a volare, e come se ha imparato a volare!

Dal quel 18 gennaio del 2011, quando è stato vittima di un attacco terroristico in Afghanistan che l’ha reso tetraplegico, si è sposato, ha una bellissima bambina, ha scalato il Monte Rosa ed ora fa parte del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa

Ma per conoscere Luca bisogna tornare al giorno dell’attentato, quando era un alpino della 6^ Compagnia, 8° Reggimento Alpini di stanza in Afghanistan. Insieme al commilitone Luca Sanna, e la sua squadra era di guardia in un avamposto della Murghab Valley, quando vennero avvicinati da terroristi travestiti da soldati dell’esercito afghano che aprirono il fuoco, falciandoli con delle raffiche di mitra.
Luca Sanna perse la vita sotto i colpi e Luca Barisonzi rimane gravemente ferito. Portato prima ad Herat e poi a Ramstein in Germania, i medici americani gli dissero: “Muoverai solo le testa”.

Lui non si lasciò abbattere. E da quel giorno, la storia di un ragazzo come tanti si trasforma, assumendo i contorni di un’avventura epica: la sua determinazione gli consentirà di superare qualunque ostacolo e, nonostante la paralisi, diverrà un esempio per tutti. La sua storia è lì ad insegnare cosa significhino davvero parole come coraggio, fratellanza, onore, spirito di servizio.

Luca, con anni di terapie e riabilitazione, riacquista il movimento delle  braccia e non ha bisogno del respiratore. E’ ciò che serve per dare avvio ad una meravigliosa storia d’amore con Sarah. Dalla loro unione ne nascerà una splendida bambina, Bianca.
Ma nella sua vita arriva anche un altro Luca, Luca Colli, un alpinista estremo che propone all’alpino rimasto tetraplegico di scalare il Monte Rosa, fino a Capanna Margherita, a 4.554 metri. Il rifugio più alto d’Europa.  Un’impresa chiamata Touching the sky. 
Toccheranno il cielo usando una carrozzina americana, una specie di cingolato, che poi rimarrà allo Spazio Vita dell’Unità spinale del Niguarda.

Prima di intraprendere il viaggio, Luca Barisonzi dirà:

“Due motivi mi spingono a farlo. Come militare, mi sento di portare con me, quel giorno, tutti i feriti e coloro che non sono tornati. E poi, voglio mostrare le abilità della disabilità, la forza che rimane, la voglia di sognare”.

Ora Luca mi ha coinvolta nella realizzazione del suo prossimo obiettivo: entrare a far parte della Nazionale Paraolimpica nel Tiro a segno con la carabina. Ma, ad onor del vero, durante gli allenamenti mi sono accorta  che è lui che sta insegnando a me a volare!